Nella zona sono presenti dei laghi di origine vulcanica (Lago d’Averno) e laghi costieri originatisi per sbarramento (Lago di Lucrino, Lago Fusaro, e Lago Miseno).
Lago d’Averno
Il lago d’Averno è un lago vulcanico che si trova nel comune di Pozzuoli e precisamente tra la frazione Lucrino e Cuma.
Il nome Avernus deriva dal greco άορνος (senza uccelli), infatti si narra che tale assenza fosse dovuta al fatto che le acque del lago esalassero dei particolari gas che non permettessero la vita agli uccelli. Secondo la religione greca e poi romana, era un accesso all’Oltretomba, regno del dio Plutone: per tal motivo, gli inferi romani (l’Ade greco) si chiamano anche Averno e non a caso nella Divina Commedia di Dante Alighieri viene anche descritto come dimora terrestre di Lucifero, l’angelo caduto dal Paradiso. Il lago di Averno giace all’interno di un cratere vulcanico spento, nato 4.000 anni fa.
Infatti anche il poeta Virgilio, nel sesto libro dell’Eneide, colloca vicino a tale lago l’ingresso mistico agli Inferi, dove l’eroe Enea deve recarsi (scrupea, tuta lacu nigro nemorumque tenebris VI, 238). Il lago d’Averno è il secondo per dimensione, dopo il Fusaro, dei laghi presenti nei Campi Flegrei.
Il porto di Agrippa: Prima di aver compiuto i 43 anni richiesti dalla carica, Marco Vipsanio Agrippa viene richiamato a Roma da Ottaviano per il consolato nel 37 a.C. Ottaviano ha subito alcune sconfitte navali umilianti contro Sesto Pompeo e ha bisogno del suo fidato amico per elaborare la strategia da seguire in guerra. Mentre Sesto Pompeo controlla le coste italiche, il primo obiettivo di Agrippa è di trovare un porto sicuro per la flotta. Durante la sua precedente campagna, Agrippa non aveva trovato basi navali in Italia vicino alla Sicilia. Agrippa mostra però un “grande talento di organizzatore e di costruttore” intraprendendo “lavori giganteschi” edificando in Campania una base navale partendo da zero, facendo scavare un canale fra il mare ed il lago di Lucrino per formare un porto esterno e un altro fra il Lucrino ed il lago d’Averno per avere un porto interno. Il nuovo complesso portuale viene chiamato Portus Julius in onore di Ottaviano.Il porto però non fu in uso per molti anni a causa del bradisismo.
Ancora oggi però possiamo osservare i resti di quel periodo in cui furono edificate diverse costruzioni in questa zona. Sulle sponde orientali dell’Averno sono visibili i resti del cosiddetto Tempio di Apollo che in realtà è una grande aula termale. Sul lato nord vi è lo sbocco della Grotta del Cocceio, galleria militare lunga circa un chilometro, realizzata per collegare il porto con Cuma e che deve il nome al suo costruttore. Oggi è conosciuta anche come Grotta della Pace, dal nome del cavaliere spagnolo don Pedro de la Paz che, secondo gli storiografi, l’avrebbe esplorata nel 1507. Sulle coste meridionali è situata invece la Grotta della Sibilla, da non confondere con l’Antro individuato a Cuma.
La cripta, identificata nel passato come l’antro della Sibilla, è in realtà un passaggio militare scavato nel tufo e realizzato per facilitare i collegamenti con l’Averno e il Lucrino durante la realizzazione del porto Giulio.
La galleria, a cui si accede da un ingresso moderno, presenta una volta a botte senza pozzi di luce (sono visibili sulle pareti piccole nicchie per le lucerne necessarie per l’illuminazione).
Poco prima di arrivare alla fine del tunnel, circa a metà del cammino, sulla destra, si apre una diramazione lunga solo settanta centimetri che porta in un corridoio. Da questo si possono scendere una trentina di gradini per arrivare ad alcune stanze sotterranee. Queste erano degli ambienti termali, usati per scopi terapeutici nel Medioevo a causa della presenza di falde acquifere calde. Oggi queste stanze sono invase dalle acque per il bradisismo e quindi sono inaccessibili.
Fauna Il lago ospita una comunità stanziale di folaghe insieme a svassi maggiori, germani reali e altri anatidi. Nelle acque sono presenti diverse specie di pesci tra cui bavose di acqua dolce, alborelle e specie alloctone come persici, gambusie ma anche pesci rossi e tartarughe d’acqua dolce domestiche liberate nel lago. Sono presenti anche bisce, rane e gamberetti d’acqua dolce.
Lago di Lucrino
Il lago di Lucrino è un bacino naturale,situato sulla costa dei Campi Flegrei, a poca distanza dal lago d’Averno. Si è formato in epoca antica a seguito del moto ondoso del mare che, apportando progressivamente della sabbia, ha col tempo chiuso un’insenatura naturale con un istmo.
Il nome Lucrino deriva dal latino lucrum (lucro, guadagno, profitto) per gli allevamenti di pesci e soprattutto di ostriche che intorno all’anno 90 a.C. vi aveva installato il senatore romano Sergio Orata, divenendo in breve tempo uno degli uomini più ricchi dell’epoca.
Nel I secolo a.C. a causa del moto bradisismico discendente, irrompendo le onde del mare nel lago e danneggiandone gli impianti, gli allevatori richiesero al Senato Romano di intervenire; le opere di restauro e di soprelevazione dell’istmo che separava il lago dal mare (Via Herculea) furono realizzate da Giulio Cesare, e magnificate da Virgilio.
Gli allevamenti di pesci e ostriche, molto redditizi, proseguirono per tutto il periodo dell’impero romano, come attestano le famose fiaschette vitree puteolane di IV secolo, sulle cui pareti sono rappresentati i principali monumenti della costa che va da Pozzuoli fino a Miseno. In modo particolare le fiaschette conservate a New York, Varsavia e Ampurias mostrano gli impianti di allevamento delle ostriche quali reticoli di palafitte realizzati con pali lignei, ai quali sono sospesi delle corde che – come delle collane – presentano infilate delle ostriche; la scritta OSTRIARIA che vi è associata, non lascia ombra di dubbio su quanto vi è rappresentato. Il sottile istmo che separa il lago di Lucrino dal mare, secondo il mito, venne attribuito a Eracle che l’avrebbe creato quando dal remoto occidente condusse in Grecia i buoi che aveva rubato al mostruoso Gerione. Sull’istmo fu successivamente costruita una strada che, in ricordo dell’eroe, fu chiamata Via Herculea o Via Heraclea o Via Erculea.
Nel I secolo a.C., venendo la via Herculea invasa dalle onde marine, Giulio Cesare ne curò il restauro soprelevandola.
Nel 37 a.C. Agrippa tagliò l’istmo carrozzabile per permettere alle navi di accedere nel bacino del lago Lucrino trasformato temporaneamente in porto militare, e ricollegando i due tronconi di strada con un ponte ligneo mobile.
La strada carrozzabile che oggi passa sull’istmo fra il mare e il Lago Lucrino non corrisponde minimamente al tracciato dell’antica via Herculea. Infatti, per effetto del bradisismo la via Herculea è attualmente sommersa nel mare a 3,50 – 4,00 metri di profondità, situandosi parallelamente alla costa di Lucrino a 350 – 500 metri più al largo. L’antica via è perfettamente riconoscibile su fotografie aeree, in giorni di mareggiata, oppure eseguendo delle immersioni.
Nel 37 a.C., nel corso della guerra navale che videcontrapporsi Ottaviano a Sesto Pompeo, Marco Vipsanio Agrippa a sostegno di Ottaviano installò nel Lago d’Averno e nella parte destra del lago Lucrino un porto militare, Portus Julius, mentre gli allevamenti ittici proseguivano nella metà sinistra del lago. Per permettere alle navi di accedere nel bacino, egli tagliò l’istmo carrozzabile della Via Herculea, realizzando un canale di ingresso di 300 m formato da due lunghi muri paralleli, che veniva scavalcato da un ponte ligneo mobile che garantiva la percorribilità dell’istmo. Il Portus Julius ebbe vita breve nel Lucrino, in quanto che il bacino, essendo poco profondo e andando soggetto a insabbiamento, risultò ben presto inadatto alle pesanti navi da guerra. Infatti già nel 12 a.C. la flotta militare imperiale venne trasferita a Miseno, mentre gli impianti portuali nel lago Lucrino continuarono a essere utilizzati per scopi civili e commerciali.
Il Lucrino ha visto sgorgare intorno al suo bacino la massima concentrazione di fonti di acque termali. Esse sono attestate sia dai resti di impianti termali di epoca romana, tuttora riconoscibili intorno al suo specchio d’acqua, sia dal catalogo che nel XIII secolo compilò Pietro da Eboli. A seguito dell’opera di Pietro da Eboli, il De Balneis Puteolanis (o il De Balneis Terrae Laboris), scritta nel XIII secolo alla corte di Federico II di Svevia, gli Angioini incoraggiarono la popolazione all’uso delle sorgenti flegree a fini terapeutici. Sul lago Lucrino, presso una piccola collinetta di tufo su cui essi avevano edificato un castello, sorse ben presto un villaggio chiamato Tripergole. Esso si sviluppò dove più numerose si addensavano le fonti e gli impianti termali romani, proprio a seguito dell’afflusso dei numerosi malati. Il villaggio, oltre ad avere un certo numero di case, aveva una chiesa nel castello (dedicata allo Spirito Santo e a Santa Marta) mentre nel villaggio vero e proprio vi era una seconda chiesa dedicata a Santa Maddalena, un ospedale con circa 30 letti fatto costruire da Carlo II d’Angiò con annessa una farmacia, e poi tre osterie per i forestieri, e infine una casina di caccia reale, e una cavallerizza. Nella costruzione dell’ospedale fu coinvolto anche l’architetto e scultore Gagliardo Primario.
Molte delle sorgenti termali esistenti in epoca romana e utilizzate nel medioevo a fini terapeutici, sono andate irrimediabilmente distrutte nel 1538 a seguito dell’eruzione del Monte Nuovo.
Il lago Lucrino fu chiamato in antico anche “Acherusio” perché si credette di identificarvi la Acherusia palus (nome attribuito più spesso al lago Fusaro), così come si presunse che il lago potesse essere identificato con i fiumi infernali Cocito o Piriflegetonte. La prossimità col lago d’Averno, del resto, considerato nell’antichità l’ingresso agli Inferi, rendeva evidentemente “sospetta” tutta l’area, ed eventuali fenomeni fisici inconsueti potevano far sorgere leggende e favole. Virgilio narra infatti di presunti fenomeni di ebollizioni, forse fuoriuscite, se non magmatiche, probabilmente sulfuree.
Connessa all’idea che la zona avesse a che fare con il regno dei morti, abbiamo la testimonianza da un lato di Plinio che ci
parla di una città Cimmera collocata fra il lago di Lucrino e il lago d’Averno; dall’altro abbiamo Strabone che – riferendo Eforo – precisa che i Cimmeri vivevano in case sotterranee collegate fra di loro da gallerie, dove essi accoglievano anche gli stranieri che venivano sul posto per interrogare l’oracolo dei morti situato sotto terra (nekyomanteìon chthònion), e che proprio grazie all’oracolo essi traevano parte del loro sostentamento (pare con una tariffa per le consultazioni fissata dal loro re; ma – come è facile intuire – molto probabilmente anche nutrendosi di parte delle carni degli animali sacrificati agli inferi).
Il lago di Lucrino fu inoltre teatro di un notissimo racconto di Plinio il Vecchio circa un delfino che, all’epoca di Augusto penetrò nel lago. Un bambino che soleva passare di lì per andare a scuola, avendolo notato, prese l’abitudine ogni giorno di chiamarlo, dandogli da mangiare la merenda che portava con sé. Fra i due nacque una grande amicizia, a tal punto che il delfino lo faceva montare in groppa, per portarlo sul suo dorso fino a scuola a Baia e, più tardi tornare a prenderlo per riportarlo a casa sua a Pozzuoli. Questo durò per diversi anni, fino a quando un giorno il bambino non si ammalò e infine morì. Il delfino però continuava a venire ogni giorno nel luogo consueto ad attendere invano che il bambino arrivasse, finendo per intristirsi sempre di più, fino a quando non morì anche lui, di crepacuore.
Si tratta forse, in termini moderni, della prima leggenda metropolitana, il cui tema del fanciullo a cavallo di un delfino era abbastanza diffuso in tutto il bacino del Mediterraneo, ma che Plinio volle localizzare nel lago Lucrino.
Nella letteratura antica il Lucrino si ritrova anche in Orazio, Marziale, Properzio e Virgilio.
Lago Fusaro
Il lago Fusaro (o lago Acherusio) si trova nel comune di Bacoli e dà il nome all’omonima frazione che l’accoglie. Il lago si è formato con la chiusura del tratto di mare fra le frazioni di Torregaveta e Cuma. Nell’antichità era identificato con la mitica Acherusia palus, la palude infernale formata dal fiume Acheronte. Prima dell’arrivo dei greci, le popolazioni locali coltivavano nel lago mitili ed ostriche; vi sono allevamenti di cozze che di tanto in tanto vengono interrotti causa inquinamento. Gli allevamenti del lago vengono menzionati nel romanzo Il conte di Montecristo di Alexandre Dumas, quando il conte fa servire a tavola nella sua casadi Auteuil una lampreda proveniente direttamente dal lago di Fusaro fra lo stupore dei commensali.
Sul lago Fusaro fu fatto costruire, per ordine del re di Napoli Ferdinando IV di Borbone, un casino di caccia e pesca, progettato da Vanvitelli (Casina Vanvitelliana).
La casa è collegata da un ponte in legno, ma inizialmente era raggiungibile solo tramite imbarcazioni a remi. Fra i visitatori illustri vengono annoverati, fra gli altri, Gioacchino Rossini, Nicola I di Russia e Luigi Einaudi, tutti raffigurati in ritratti esposti all’interno delle stanze della casina stessa. Dell’antico mobilio rimane solo un lampadario, un tavolo rotondo ed un camino, in ognuno dei quali è sempre presente la conchiglia, simbolo dei Borbone.
info visite casina Vanvitelliana
Orario estivo (01/04 – 31/10): Sabato, Domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 20
Orario invernale (01/11 – 31/03): Sabato, Domenica e festivi dalle ore 10 alle ore 18
Ultimo ingresso mezz’ora prima della chiusura
Indirizzo: Piazza Gioacchino Rossini, 1, 80070 Bacoli NA
Prezzo biglietti: € 3
I bambini più bassi di 1 mt, disabili con un accompagnatore: gratis
Lago Miseno
Il lago Miseno è un lago nel comune di Bacoli, tra Monte di Procida e Capo Miseno. Ha una estensione superiore ai 40 ettari ed un perimetro di circa 2.800 metri mentre la profondità media è di 2,25 metri e quella massima di 4. È separato dal mare da una barriera sabbiosa larga circa 200 metri ma è collegato con esso attraverso due foci: la prima ubicata in prossimità dell’abitato di Miliscola e la seconda localizzata nei pressi della baia di Miseno.
Il lago deve il suo nome a Miseno, trombettiere dell’esercito troiano al seguito di Enea (dall’Eneide di Virgilio – libro VI) che proprio nelle acque marine antistanti il lago annega tra gli impetuosi flutti. Enea, ritrovato il corpo, lo seppellisce sotto un grande cumulo di terra per offrirgli una degna sepoltura, il promontorio di Capo Miseno, a perenne memoria dell’eroico compagno.
In epoca romana il lago faceva parte, insieme con la rada di Miseno, dell’antico porto Misenum, che era formato da due bacini naturali: la parte lacustre era utilizzata come bacino di allestimento e riparazione delle navi, mentre la rada costituiva il porto vero e proprio.
Il lago Miseno costituisce un ecosistema di grande interesse ambientale, ma soffre da lungo tempo di gravi problemi di inquinamento causati dagli scarichi fognari ed alla quasi completa ostruzione delle foci.
fonte wikipedia