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Parchi e Riserve Naturali

  • Parco urbano Attrezzato

Via Vecchia delle Vigne 28,80078 Pozzuoli(NA)
Il Parco è aperto tutti i giorni dalle ore 07 alle 20.Ingresso gratuito.

Aperto nel Febbraio 2014, il Parco Urbano Attrezzato di via Vecchia delle Vigne, occupa una superficie di 25mila metri quadrati e ha visto il recupero ambientale dell’ex area depositi della Marina Militare. Il lotto si compone di un’area a verde, un’area archeologica( è possibile osservare ciò che resta di una antica cisterna romana di età imperiale),un vigneto di tremila metri quadrati, viali pedonali, un’area giochi per bambini, una piazzola di sosta per bus turistici e auto. La zona, infatti, sorge a poche centinaia di metri dalla Solfatara e rappresenta una valvola di sfogo per la sosta dei bus, che al momento devono parcheggiare ai bordi delle strade.

fonte comune di pozzuoli

  • Villa Avellino

Parco pubblico – via Carlo Rosini; Orario visite dalle 9:00 ad un’ora prima del tramonto. Ingresso libero.

Quello che oggi è il parco pubblico della Città di Pozzuoli,fu un tempo il giardino privato della Villa Avellino – de Gemmis, edificio storico di Pozzuoli.La Villa con il suo giardino fu prima proprietà dei principi Colonna di Stigliano(1540), poi, per breve periodo,dei padri Benedettini della Congregazione di Montevergine.
A causa del bradisismo discendente, che colpisce la città di Pozzuoli, i padri Benedettini furono costretti ad abbandonare il convento nel 1787.
Con la soppressione dell’Ordine la proprietà passò ai duchi di Lusciano e fu venduta dagli eredi di questi ultimi il 15 marzo 1836 all’archeologo Francesco Maria Avellino. La proprietà passò,in seguito,al Barone de Gemmis di Terlizzi.Nel 1980,il giardino della villa fu donato al comune di Pozzuoli,diventando patrimonio di tutti i cittadini.

Il Parco,immerso nel verde dei secolari alberi di agrumi,conserva al suo interno i resti di una cisterna di epoca romana. Le terrazze in basso offrono viste panoramiche su tutto il golfo di Pozzuoli.
Nelle giornate assolate il parco è pieno di bambini che giocano con le famiglie, c’ è anche un piccolo parco gioco.

Il parco occupa una zona in pendio da settentrione verso il mare e presenta due ingressi: da via del Carmine e da via Rosini. Ricordiamo che quest’ultima via è legata al foro dell’antica Pozzuoli e che numerose testimonianze del passato sono presenti nei pressi e proprio all’interno del parco. Infatti salendo per via Ragnisco incontriamo i resti del palazzo con torre angolare voluto dal vicerè di Toledo nel quadro degli interventi di rilancio della zona flegrea dopo l’eruzione di Monte Nuovo. Più avanti troviamo i resti delle terme di via Ragnisco e poi dal lato di via del Carmine le Cento Camerelle ed altri ruderi che affiorano nella vegetazione. Nei pressi dell’ingresso meridionale su via Rosini si può vedere la piscina Lusciano.

La “piscina” Lusciano è una cisterna realizzata intorno alla seconda metà del I sec. d.C.. Localizzata nei pressi di villa Avellino, serviva da bacino di smistamento per le acque dei numerosi edifici situati nella zona. Attualmente è interrata fin quasi alla quota delle volte di copertura.

Inoltre nella parte nordorientale della villa troviamo i resti di un criptoportico romano e della cisterna “centocamerelle”di Pozzuoli,da non confondere con quella presente nella città di Bacoli.

All’interno della villa vi è una fontana a mascherone completamente in marmo di età Flavia.Fu ritrovata nell’attuale via Fasano e dopo alcuni anni dall’apertura del parco, fu collocata all’interno diventando il simbolo della Villa.

fonte comune di pozzuoli

  • Oasi Naturalistica di Monte Nuovo

Oasi Naturalistica di Monte Nuovo, Via Virgilio – tel. 081.804.14.62 – Orario di visita: dalle 9,00 ad un’ora prima del tramonto –  domenica e giorni festivi: dalle 9 alle 13 – Ingresso gratuito

Il Monte Nuovo è situato ad occidente di Arco Felice, una frazione di Pozzuoli, fra il cono vulcanico del Lago d’Averno, il bacino del Lago Lucrino ed il mare.
Si tratta di un piccolo vulcano di forma circolare alquanto regolare.
Mentre il fondo piano della sua caldera si attesta a 13,3 m s.l.m., l’orlo del suo cratere invece è posto a diverse quote proprio per la sua storia eruttiva.
Il vulcano è un’oasi naturalistica aperta al pubblico e manifesta attività vulcanica secondaria, come microterremoti e fumarole. Essendo una delle decine di bocche eruttive della caldera vulcanica “Campi Flegrei”, ne condivide la classificazione geologica di vulcano attivo in fase di quiescenza.

Notoriamente la fine di un’eruzione vulcanica è caratterizzata dal collasso centrale dell’edificio vulcanico, che, non più sostenuto dalla forza dei gas e dell’eruzione, porta alla formazione della caldera. Ebbene, il Monte Nuovo avendo avuto sostanzialmente due eruzioni (quella dal 29 settembre al 3 ottobre; e quella finale del 6 ottobre) presenta in effetti due caldere: quella più ampia, tipica di un vulcano, in posizione centrale; e poi una seconda più piccola, meno appariscente, in posizione decentrata, riconoscibile a sud, simile ad un’ampia nicchia naturale lungo le pendici meridionali, in corrispondenza della quale l’orlo del cratere si presenta ribassato, simile ad una sella. Essa è coperta parzialmente dalla pineta, mentre nella parte dove essa appare piuttosto brulla, tuttora si sprigionano delle fumarole.
Mentre la cima più alta del cratere, posta a ridosso della sella, raggiunge quota 133 m s.l.m. e l’orlo di tutto il cratere si attesta a circa 100 ms.l.m., la sella invece è a 84 m.
Il vulcano ha alla sua base un diametro di circa 1.200 m; all’orlo invece il diametro del cratere è di 375 m.
Dal punto di vista strettamente geologico, il Monte Nuovo è formato da trachiti fonolitiche iperalcaline. Vi sono pomici e ceneri (di colore chiaro, biancastre o grigie) in depositi parzialmente litificati, provenienti soprattutto dall’attività di ricaduta aerea. Infine vi sono scorie di lancio, localmente saldate (di colore nero), riferibili all’attività eruttiva finale, che si ritrovano soprattutto lungo le pendici meridionali ed ancora quelle orientali del vulcano.

Escursione sul vulcano

Per salire sul Monte Nuovo bisogna arrivare ad Arco Felice, frazione del comune di Pozzuoli. Dalla strada principale alberata dell’abitato si distacca un diverticolo carrozzabile che sale su fino all’ingresso dell’Oasi Naturalistica di Monte Nuovo.
Parcheggiata l’auto sullo slargo, si passa il cancello d’ingresso, subito a destra del quale vi è una scala in muratura che conduce al sentiero che porterà al cratere.
Il sentiero a gradini si snoda dapprima nella pineta, per sboccare ben presto in una larga stradicciola sterrata fiancheggiata da muretti in tufo, che dopo poco giunge alla sella dell’orlo del cratere. Da qui, attraverso la pineta, è possibile godere delle prime vedute panoramiche del Golfo di Pozzuoli in direzione di Baia, mentre pochi metri più avanti vi è un affaccio all’interno della caldera del cratere.
Dallo slargo della sella è possibile intraprendere diverse direzioni:

  • la discesa nel cratere (agibilità da verificare di volta in volta): il sentiero, che si diparte dalla sella dell’orlo, periodicamente può non essere praticabile sia per franamenti sia soprattutto per la fitta vegetazione che talora, crescendo rigogliosamente, può invadere il tracciato rendendo impossibile il passaggio;
  • la discesa alla “seconda caldera” (consigliato) : situata sul pendio esterno, vi si perviene imboccando un sentierino che scende tra i pini, grossomodo sul lato opposto dell’affaccio nella caldera. Esso porta ad un anfiteatro naturale, brullo, del tutto privo di alberi, coperto da erbe a ciuffi diradate e rinsecchite, tra le quali si possono individuare piccole buche dalle quali tuttora si sprigionano fumarole con vapori caldi. Proseguendo per il sentierino che si inerpica sul pendio, si ritorna sul sentiero principale dal quale si era deviato.
  • la salita alla cima più alta del cratere in via diretta (percorso sconsigliato) : salendo al di sopra del muretto di tufo, si raggiunge la cima più alta del cratere percorrendo un sentiero ripido e sassoso;
  • raggiungere la cima più alta del cratere percorrendo il sentiero principale, che fa il giro completo dell’orlo del cratere (percorso consigliato): è un ottimo sentiero molto suggestivo, ora più stretto, ora più largo, affiancato da una vegetazione spontanea rigogliosa che talora forma quasi una galleria, talora invece si apre maggiormente. Nei punti dove essa si dirada o si allontana si hanno scorci emozionanti ora all’interno del cratere, ora sul Golfo di Pozzuoli o più in lontananza su quello di Napoli, ora nei ritagli fra i rami delle piccole querce si intravede il Lago d’Averno, Monteruscello, il Rione Toiano, la Tangenziale di Napoli. A circa metà percorso si passa vicino ai ruderi di un piccolo palmento. Proseguendo il percorso, si giunge infine sul punto più alto del cratere (133 m s.l.m.), quasi una piccola collina che incombe sulla sottostante sella. Da qui si gode un panorama incomparabile a 360 gradi: di fronte si apre tutto il Golfo di Napoli con la penisola sorrentina e l’isola di Capri; verso sinistra vi sono Pozzuoli, Posillipo e Nisida, mentre sulla destra si riconoscono Capo Miseno, Bacoli, il Castello Aragonese di Baia, e Baia; ad occidente si riconosce in lontananza il vecchio Arco Felice, antica porta d’ingresso alla città di Cuma; sul lato opposto si stagliano nel cielo il Monte Sant’Angelo alla Corbara e, più vicino, il massiccio del Monte Gauro (detto anche Monte Barbaro). In giornate nuvolose, quando il sole non crea riverberi sulla superficie del mare, è possibile da questo punto riconoscere i resti dell’antico porto romano di Portus Julius, sommersi nel mare per effetto del bradisismo: si distinguono allora due bacini quadrati delle tre darsene esistenti, e sulla loro destra i due muri paralleli del canale di collegamento con il mare, antico ingresso per le navi nell’originario Lago di Lucrino.
    Dalla cima più alta del Monte Nuovo, per ritornare indietro si può ripercorrere all’inverso il sentiero principale per il quale si era venuti; oppure (se si calzano scarpe con una buona tenuta) si può discendere per il sentiero diretto, ripido ma non pericoloso, benché disseminato di sassi e talora scavato dalle acque meteoriche, che in pochi minuti porta allo slargo della sella del cratere.

“Archeologia” sul Monte Nuovo

Benché l’eruzione non abbia avuto grandi conseguenze oltre il suo modesto raggio di azione, in loco essa è stata altamente distruttiva. Pertanto è impensabile sperare di poter ritrovare intorno al vulcano qualche resto della famosa villa di Cicerone chiamata “Cumanum” oppure i ruderi dello sfortunato villaggio medievale di Tripergole.
Ciò non di meno il Monte Nuovo non manca di offrire ai visitatori alcuni ruderi “archeologici”, benché cronologicamente molto più recenti, inquadrabili nella sua storia cinquecentenaria.
Percorrendo il sentiero principale sull’orlo del cratere, a metà strada circa, presso degli alti pini, si incontrano i modesti ruderi di un piccolo palmento: attraverso una soglia si accede ad un semplice ambiente quadrangolare, con un banco in muratura (una cucina?) posto a destra dell’ingresso, seguito da una nicchia rettangolare, quasi certamente un armadietto a muro, mentre nella parte bassa della parete stuccata di bianco figura murato un grosso versatoio cilindrico in pietra lavica; alle sue spalle (lungo l’attuale sentiero) vi sono i resti affiancati di due tini in muratura, simili a piccole cisterne, di cui uno rettangolare e l’altro circolare, dove venivano pigiate le uve, il cui mosto, defluendo attraverso il versatoio in pietra, veniva raccolto nel vicino ambiente quadrato. Anche se non vi sono indizi cronologici più precisi su questo palmento, con buona approssimazione l’edificio si può collocare nel XVII-XVIII secolo, epoca in cui il Monte Nuovo era parzialmente coltivato a vigneto, come testimoniano ancora i resti di opere di terrazzamento riconoscibili lungo le pendici del vulcano, soprattutto quelle interne della cima più alta.
Sulla cima più alta del cratere, infine, fra la vegetazione si riconoscono i resti in muratura di una costruzione circolare, seminterrata, costruita con blocchetti di tufo quadrati. Data la sua posizione strategica, e data la tecnica muraria non dissimile da altre esistenti in cima al Capo Miseno, con ogni probabilità si tratta di una postazione destinata alla difesa antiaerea, approntata durante l’ultimo conflitto mondiale.

Flora e vegetazione (Macchia Mediterranea)

Il monte è caratterizzato da una folta vegetazione. Sul vulcano crescono piante tipiche della macchia mediterranea. Le piante maggiormente presenti sono il pino, la ginestra, l’erica.

Il Monte Nuovo, visto anche da lontano, si caratterizza principalmente per la pineta, che – piantata nel 1930 – lo ricopre in buona parte verso meridione. La roverella è presente soprattutto sulle pendici occidentali, mentre all’interno della caldera nella sua parte più ombrosa ed umida (a sud) vi è una rigogliosa lecceta.
Per altri versi, il Monte Nuovo è un luogo privilegiato dove poter riconoscere le tipiche piante che caratterizzano la macchia mediterranea.

Tra le numerose piante, sono state riconosciute:

  • piante arboree: il Corbezzolo, il Leccio, il Pino napoletano, l’Orniello, la Roverella;
  • arbusti: l’Alaterno, la Colutea arborescens, l’Erica arborea, la Fillirea, la Ginestra dei carbonai, la Ginestra odorosa, la Ginestra spinosa, il Lentisco (=pistacchio selvatico), il Mirto;
  • piante erbacee e a basso fusto: il Barboncino mediterraneo, la Canna, il Cisto, la Felce aquilina, l’orchidea Serapias cordigera, il Tagliamani. Si sono incontrati singoli esemplari di Asparago selvatico e di Finocchio selvatico.

fonte wikipedia

Cratere degli Astroni

Per i costi e gli orari d’ingresso consultare il sito ufficiale www.crateredegliastroni.org

Il Cratere degli Astroni è l’unico, insieme a Monte Nuovo, ad essersi conservato intatto fra le centinaia di crateri presenti nei Campi Flegrei. E’ una riserva naturale che ricade nel comune di Pozzuoli, istituita dal Ministero per l’Ambiente nel 1987 è gestita dal WWF Italia. Sul significato del termine Astroni esistono diverse ipotesi. Una di queste fa derivare l’origine del nome dalla parola Sturnis, per l’abbondante presenza di storni di aironi nell’area; alcuni invece ritengono che derivi da Sterope, un Ciclope che, secondo la mitologia, viveva in quest’area. Secondo un’altra ipotesi ancora, Astroni nasce dal termine Strioni o stregoni che, stando ad alcune credenze popolari dell’epoca, realizzavano nel cratere i loro riti magici. È attraversato da sentieri naturali ed osservatori per l’avifauna, attrezzati con pannelli esplicativi e bacheche, per un totale di 15 km di percorsi diversificati. Fino al 2005 è stato sede di un importante centro di recupero per la fauna selvatica. Il cratere ha un’estensione di circa 250 ettari ed un perimetro di circa 6,5 km. All’interno del cratere vi sono 3 colli (Imperatrice, Rotondella, Pagliaroni) che ne occupano gran parte della superficie mentre nel punto più basso del cratere si trovano tre laghetti (Lago Grande, Cofaniello Piccolo e Cofaniello Grande) ricchi di specie animali e vegetali. Durante il regno dei Borbone è stato uno dei siti reali caccia, dove i sovrani organizzavano battute di caccia soprattutto ai cinghiali e ai cervi.

La flora

Nell’area troviamo un mosaico ambientale di notevole complessita’ e una composizione della vegetazione che rappresenta il risultato di un particolare fenomeno denominato inversione vegetazionale.

Tale fenomeno, imputabile alle particolari condizioni microclimatiche create dalla presenza dei tre piccoli laghi e dalla conformazione dello stesso cratere, fa si che la disposizione delle specie arboree sia invertita rispetto all’altitudine: perciò, la foresta di leccio e la macchia mediterranea, composta da erica arborea, mirto, lentisco, ligustro, si trovano in alto, sui bordi del cratere, mentre sul fondo, a pochi metri sul livello del mare, troviamo specie mesofile tipiche di piu’ alte quote, quali castagno (Castanea sativa), farnia (Quercus robur), rovere (Quercus petraia), olmo (Ulmus minor) e carpini.

La vegetazione intorno agli specchi d’acqua è costituita invece da giunchi, carici, tife, cannuccia di palude, salicone. Nella parte centrale del Lago Grande si trova un ampio canneto-saliceto e un esteso tappeto di ninfea bianca (Nymphaea alba), che in primavera-estate arriva a coprire buona parte del lago. Il Lago Piccolo, invece, e’ completamente ricoperto da lenticchia d’acqua (Lemna minor).

I margini dei sentieri e le basi degli alberi sono colorati da un ricco sottobosco, composto dal pungitopo (Ruscus aculeatus), dal gigaro (Arum italicum), dal biancospino (Crataegus monogyna) e dalle appariscenti e ricche fioriture del ciclamino napoletano (Cyclamen napolitanum), del ranuncolo (Ranunculus millefoliatus) e di alcune orchidee selvatiche.

Salendo di quota il bosco mesofilo lascia il posto alla vegetazione mediterranea, composta dalla foresta di leccio (Quercus ilex) associato a corbezzolo (Arbutus unedo) e orniello (Fraxinus ornus) nelle zone meno soleggiate e dalla macchia mediterranea nelle aree piu’ esposte al sole.

La fauna
La notevole diversità ambientale presente nell’Oasi ha consentito l’instaurarsi di una altrettanto varia comunità animale.

La presenza faunistica più cospicua e interessante è sicuramente quella degli uccelli: sono infatti presenti nell’Oasi circa 130 specie diverse che nidificano nell’area o che sono presenti solo in corrispondenza dei periodi migratori o durante la stagione fredda.

La conservazione di molte di queste specie assume rilevanza nazionale ed internazionale, tanto che da apparire nella Lista Rossa degli uccelli d’Italia, che elenca le specie ornitiche minacciate sul territorio nazionale, mentre altre specie sono protette a livello europeo e sono denominate SPEC (Species of European Conservation Concern) e altre ancora sono inserite nell’Allegato I della Direttiva Uccelli, documento concernente la conservazione e la protezione degli uccelli selvatici.

Abitano il bosco mesofilo numerosi uccelli canori quali la capinera (Sylvia atricapilla), il pettirosso (Erithacus nubecola), il piccolo (Phylloscopus collybita), il merlo (Turdus merula), il fringuello (Fringilla coelebs), lo scricciolo (Troglodytes troglodytes), il fiorrancino (Regulus ignicapillus), la cinciarella (Parus caeruleus), la cinciallegra (Parus major), la cincia mora (Parus ater) e tre specie di picchi, il piu’ diffuso dei quali, il picchio rosso maggiore (Dendrocopus major), e’ stato scelto come simbolo dell’Oasi.

Inoltre, in seguito ad un progetto di introduzione avvenuto nel 1998, ritroviamo nell’Oasi anche la moretta tabaccata (Aythya nyroca), una delle anatre piu’ rare d’Europa, che rappresenta ormai una presenza stabile e che ha trovato nel Lago Grande degli Astroni un sito adatto alla nidificazione.

Tra gli uccelli presenti nell’Oasi degli Astroni sicuramente un ruolo di primo piano e’ occupato dai rapaci. Nidificano nel cratere quattro specie di rapaci diurni: falco pellegrino (Falco peregrinus), gheppio (Falco tinnunculus), poiana (Buteo buteo) e sparviere (Accipiter nisus); i rapaci notturni nidificanti sono invece la civetta (Athene noctua), l’allocco (Strix aluco), il barbagianni (Tyto alba).

La popolazione di anfibi e’ composta dalla rana verde (Rana esculenta complex), dalla rana dalmatica (Rana dalmatica) e dal rospo smeraldino (Bufo viridis). Sono presenti inoltre cinque specie di serpenti: il biacco (Coluber viridiflavus), il cervone (Elaphe quatuorlineata), il saettone (Elaphe longissima), la natrice dal collare (Natrix natrix) e solo nella parte piu’ alta e soleggiata dell’Oasi la vipera (Vipera aspis).
La consistenza delle popolazioni di mammiferi risente notevolmente della limitata estensione della Riserva e della forte antropizzazione delle aree circostanti. Abitano l’Oasi volpi (Vulpes vulpes), donnole (Mustela nivalis), ricci (Erinaceus europaeus), talpe (Talpa europea), toporagni (Sorex araneus), ghiri (Glis glis), moscardini (Muscardinus avellanarius), arvicole (Pitymys savii), topi selvatici (Apodemus sylvaticus) e il piccolissimo mustiolo etrusco (Suncus etruscus).
Ampia la popolazione di invertebrati dell’Oasi. Presenti in gran numero sugli specchi d’acqua del cratere le libellule e colorano le zone aperte dell’Oasi numerose specie di farfalle: su 55 specie di lepidotteri che popolano i Campi Flegrei, 38 sono state qui censite e, fra queste, due sono esclusive degli Astroni. 

Percorsi
La Riserva naturale Cratere degli Astroni offre ai visitatori un vasto numero di percorsi tematici ed educativi: dalla storia alla geologia, dalla botanica alla zoologia, ogni percorso ha una sua peculiarità ma si intreccia e si completa con gli altri aspetti.

Itinerario 1: Le zone umide
Inoltrandosi nell’Oasi verso il fondo del cratere, il visitatore avrà la possibilità di percorrere un sentiero facile e di breve durata ma ricco di sorprese. I tre specchi d’acqua, infatti, nonostante siano situati a poca distanza l’uno dall’altro, sono caratterizzati da diverse origini e superfici e offrono la possibilità di osservare tre zone umide con ecosistemi differenti.
il Cofaniello Piccolo, è un ambiente palustre dall’aspetto selvaggio, caratterizzato dal verde tappeto della lenticchia d’acqua, e da fauna di anfibi, uccelli acquatici e insetti; il Cofaniello Grande invece è ormai quasi asciutto; il Lago Grande è un lago vero e proprio, di circa 3 ettari che offre uno spettacolo di grande valenza paesaggistica e ambientale: tra il bosco igrofilo ed il canneto, e le grandi estensioni di ninfea bianca, si possono osservare molte specie di uccelli, da quelli acquatici ai rapaci, oltre ai rettili e le numerose e colorate libellule

Itinerario 2: La vita del bosco
Il Sentiero Natura del bosco misto è una passeggiata di grande valore naturalistico e di facile percorribilità: dopo solo pochi metri si incontra una delle tracce della fervente vita nella riserva: una fila di pini marittimi dalla corteccia bucherellata ci mostra infatti una delle attività preferite dal simbolo dell’Oasi: il picchio rosso maggiore.
Attraversando una zona del bosco particolarmente suggestiva per la sua naturalità, si incontra la principale attrazione di questo percorso: Gennarino. Si tratta di una farnia secolare battezzata così da chi, nel tempo, ha amato e curato l’Oasi e sfuggita ai selvaggi tagli degli anni ’90. Si pensa che Gennarino possa avere circa 350 anni e per abbracciarlo ci vogliono le braccia di più di dieci bambini.

Itinerario 3 Paesaggistico
Chiunque ami il sole, le lunghe passeggiate e gli scorci paesaggistici non deve fare altro che raggiungere il piazzale d’ingresso degli Astroni. Da qui, infatti, si può facilmente risalire la torre di guardia per raggiungere il muro di cinta Borbonico che circonda l’intera riserva e intraprendere il sentiero che costeggia il muro dall’interno. Il percorso è lungo quasi 6 km, con un dislivello massimo di 100m, ma vale la pena fare un piccolo sforzo: una volta arrivati in alto rimarremo stupiti dal paesaggio che si offre al nostro sguardo; sul fondo, all’interno del cratere potremo ammirare il fitto verde del bosco che, all’aumentare della quota, lascia pian piano il posto alla macchia mediterranea e alla lecceta, ma ancora più suggestiva è la visione del lago dall’alto.

Itinerario 4: Geologico
Il Cratere degli Astroni è l’unico, insieme a Monte Nuovo, ad essersi conservato intatto fra le centinaia di crateri presenti nei Campi Flegrei. Questo itinerario, quindi, offre sicuramente molto all’appassionato. Raggiunta la Cava rachitica, l’unica parete di roccia lavica all’interno del cratere, si prosegue per il Colle dell’Imperatrice, cono scoriaceo che con i suoi circa 70 m di altezza rappresenta il punto più alto dell’interno del cratere, e si costeggia la Rotondella, anch’essa un cono scoriaceo originatosi nel corso delle eruzioni secondarie ma di altezza inferiore. Si raggiunge quindi la Vaccheria, utilizzata in passato dai Borboni come casina di caccia e oggi dai bellissimi rapaci notturni come civette, allocchi e barbagianni per nidificare o riposare, nonché dalle più elusive donnole e volpi

Itinerario 5: Ornitologico
Il Cratere degli Astroni rappresenta una delle località più ricche di uccelli della provincia di Napoli: nei suoi molti ambienti sono state censite circa 130 specie durante l’arco dell’anno.
Una passeggiata nell’Oasi alla ricerca di questi bellissimi animali risulta, quindi, estremamente interessante.
Raggiungendo la Cava rachitica sarà molto facile osservare il bellissimo falco pellegrino, che qui nidifica ormai da molti anni. Una volta appagata la vista potremo dedicarci all’udito imboccando, di fronte alla Cava, il sentiero che si inoltra nel bosco. Qui, infatti, è possibile ascoltare scriccioli, capinere, le numerose cincee e la chiassosa ghiandaia.
Verso il Lago Grande si potranno osservare molti e affascinanti uccelli acquatici. Dalla moretta tabaccata al germano reale, dalla folaga alla gallinella d’acqua, dal tuffetto al tarabusino e al martin pescatore è impossibile non rimanere affascinati dalla vita in acqua e attorno ad essa.

fonte sito WWF oasi campania

  • Carney Park

Via Campiglione 11,80078 Pozzuoli (NA)-tel.0815261579- Tutti i giorni, dalle 9 alle 17

Carney Park è una struttura ricreativa militare degli Stati Uniti situata nella caldera di Campiglione, nel vulcano dormiente Monte Gauro , nei Campi Flegrei vicino a Napoli, in Italia . Il sito di 93 acri si trova a circa 23 km a ovest di Napoli. Prende il nome dall’ammiraglio a quattro stelle Robert B. Carney, che fu capo delle operazioni navali durante l’ amministrazione Eisenhower . Il parco fu istituito il 21 maggio 1966 dal Morale, Welfare, and Recreation Command (MWR) del Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti. È stato originariamente istituito e amministrato dalla Marina degli Stati Uniti sotto l’egida della Naval Support Activity (NSA) di Napoli. La Morale and Welfare Authority (MWA) di AFSOUTH , sotto la direzione dell’ingegnere di strutture Col. Frank D. McCoy progettò e costruì il campo da golf a nove buche nel 1969. Il campo da golf e le strutture ricreative furono amministrate separatamente dalla NSA dall’AFSOUTH fino al 1995. A quel tempo, AFSOUTH passò l’amministrazione del campo da golf alla NSA, consolidando così la supervisione di tutte le risorse sul sito sotto il MWR della NSA.

STRUTTURE
Campo da golf (nove buche) e Pro Shop
Fairways Bar and Grill
Campi sportivi – calcio, baseball / softball, calcio, pallacanestro,
campi da pallavolo in sabbia Campi da tennis Campi da gioco per i giovani
Sentieri escursionistici
Piscina olimpionica con scivoli d’acqua e piscina per bambini
Aree picnic (padiglioni e tavoli)
Campeggio

fonte wikipeda