Pozzuoli è tra i quattro comuni che costituiscono i Campi Flegrei, estesa caldera quiescente formata da circa quaranta vulcani, in cui il rischio vulcanico s’accompagna a fenomeno di vulcanesimo secondario. Bradisismo, fumarole e acque termali mostrano una terra mai ferma e sempre in movimento, ricca di biodiversità ma fortemente antropizzata.
- Macellum di Pozzuoli
La posizione strategica che Pozzuoli ha nell’omonimo golfo l’ha fatta scegliere sempre come insediamento. Fu Porto del Mediterraneo nel II secolo d.C. e l’importanza rivestita dalla città da questo punto di vista è visibile osservando le dimensioni del Macellum posto nei pressi dell’odierno porto. Il sito, impropriamente detto Tempio di Serapide per il rinvenimento di una statua del dio egizio all’epoca dei primi scavi, avvenuti nel 1750, è stato importante dal punto di vista scientifico per lo studio del fenomeno del bradisismo. Attraverso l’azione dei litodomi, datteri di mare capaci di scavare gallerie nelle rocce calcaree, si è potuto capire che la città è stata sottoposta prima all’azione del bradisismo discendente, che ha reso abitabile il solo quartiere Terra, poi di bradisismo ascendente, che ha determinato l’innalzamento del livello del suolo.
Quando nel 1750 iniziarono gli scavi, lì dove oggi sorge il Macellum c’era un vigneto, detto vigna delle tre colonne.
- Darsena e Porto dei pescatori puteolani
Costeggiando il porto s’arriva alla Darsena dei pescatori puteolani, un piccolo bacino di mare che si riempie e si svuota a seconda delle fasi del bradisismo a cui è sottoposta la città. È suggestivo osservare le barche che rientrano dalla pesca, gli equipaggi che riparano le reti mentre vendono il pesce pescato durante la notte, e la chiesetta dall’Assunta a Mare che racconta il legame forte con il mare e la devozione dei pescatori verso la Madonna Assunta, definita la loro Mamma.
- Rione Terra
Mentre Pompei è un attimo fermo nel tempo, Pozzuoli è caratterizzata dalla stratificazione temporale che conserva intatta nell’architettura cittadina. E allora, se si è turisti desiderosi di scoprire la nostra città, bisogna assolutamente recarsi al Rione Terra, primo nucleo abitato della città di Pozzuoli. La rocca è costruita su uno sperone tufaceo alto 33 metri, circondato sui tre lati dal mare. È stata, nel corso dei secoli, teatro di eventi, storici e naturali, che hanno apportato cambiamenti importanti anche nella morfologia dei Campi Flegrei. Nonostante ciò, è sempre stata abitata, conservando memoria dello scorrere dei secoli. Ad insediarsi per primi furono, probabilmente, un gruppo di esuli provenienti da Samo che fuggivano la tirannide di Policrate. Questi fondarono verso il 530 a.C. Dicerchia, di cui lo scavo archeologico non ha rivelato sostanziali resti. Dopo essere divenuta colonia romana, nel 194 a.C., Pozzuoli e la rocca conobbero il periodo di maggiore splendore. Puteoli divenne per secoli il porto di Roma, primato che conservò sino alla nascita di quello d’Ostia e, comunque, fino alla fine dell’Impero Romano d’Occidente, avvenuta nel 476 d.C.
Il nucleo abitativo fu ricostruito nel 1538 in seguito alla nascita del Monte Nuovo, il più giovane vulcano d’Europa. Prima dell’eruzione, gli abitanti vivevano all’interno delle strutture romane poste sulla rocca tufacea che divenne una vera e propria città fortificata, il Castrum Puteolanum. La ricostruzione avvenne per volontà di Pedro Álvarez de Toledo, al tempo viceré di Napoli, che concesse incentivi fiscali alla nobiltà e al clero se questi avessero scelto di costruire i propri palazzi sull’acropoli del Rione Terra. Fu così che la città romana divenne una specie di unitaria piattaforma su cui sono stati costruiti gli edifici seicenteschi, oggi in corso avanzato di restauro e abitati fino al 2 marzo 1970, data in cui la popolazione fu sottoposta ad evacuazione forzata a causa dell’intensificarsi del fenomeno del bradisismo. Varcando il portale di Palazzo De Fraja-Frangipane il tempo sembra fermarsi, inducendo il visitatore a vivere un viaggio a ritroso. Attraverso questo si accede alla Puteoli del 194 a.C., camminando lungo il decumanus maximus fino all’incrocio con il cardo cosiddetto di San Procolo, rivivendo vicende e ambienti grazie all’ausilio del multimediale. La vitalità del porto, usi e costumi del tempo, la natura vulcanica che inquieta la terra: il visitatore è oggi catapultato in un viaggio fantastico nella città romana che si snoda nella pancia di quella del Seicento. Ci perderemo ammirati tra le stradine del Seicento, dove impera il classicismo augusteo e l’opulento barocco, ma in cui timide tracce del Medioevo sono riconoscibili.
- Cattedrale di San Procolo Martire
Un incendio nel maggio del 1964 rivelò che il colonnato, da sempre parte integrante della chiesa barocca, non era di riutilizzo ma la Cattedrale di San Procolo Martire, patrono della città di Pozzuoli, inglobava il tempio del I secolo d.C. dedicato ad Ottaviano Augusto, costruito sul precedente tempio poliadico
in tufo, dedicato alla Triade Capitolina. Si tratta di un unicum. È in perfetto stato di conservazione ed è stato costruito tutto in marmo. Mentre gli altri templi augustei, compresi quelli dell’Urbe, hanno muri in opera cementizia rivestiti in marmo, quello al Rione Terra è stato realizzato tutto in blocchi di marmo sovrapposti l’uno sull’altro su cui è stata disegnata l’opera isodoma della cella, scandita da paraste all’interno e semicolonne all’esterno. A progettare l’edificio fu l’architetto Lucio Cocceio Aucto, su commissione dei fratelli Lucio e Caio Carpurnio, ricchi mercanti dell’epoca. Era utilizzato come chiesa cristiana già intorno al IV-V secolo d.C. senza straordinari stravolgimenti. Sarà Monsignor Martin de León y Càrdenas, diventato vescovo di Pozzuoli intorno al 1630, a decidere di costruire una grande cattedrale barocca, demolendo gran parte del tempio, adornandola con splendide opere di artisti dell’epoca tra cui Artemisia Gentileschi autrice di tre tele: San Gennaro nell’anfiteatro di Pozzuoli; Santi Procolo e Nicea; Adorazione dei Magi. Ha riaperto i battenti l’11 maggio 2014, dopo un restauro durato circa 10 anni e dopo 50 anni di chiusura al pubblico. I lavori erano iniziati già 4 anni dopo l’incendio, ma furono bloccati più volte. Nel 1998, fu indetto un concorso internazionale, vinto dal team dell’architetto fiorentino Marco Dezzi Bardeschi. Nella facciata di ingresso, un portale in vetro ricostruisce il pronaos colonnato del tempio; da qui, superando la cella, in cui si vedono i tagli effettuati nelle colonne per la costruzione della chiesa, si giunge nella parte absidale di epoca barocca; nel soffitto l’illuminazione ricostruisce le costellazioni presenti nel cielo di Pozzuoli quando San Paolo Apostolo vi approdò, nel 61 d.C. Il lavoro di restauro ha rispettato i segni del tempo, mantenendo visibili e ben identificabili i passaggi dall’epoca romana a quella rinascimentale-barocca, restituendo alla città una Cattedrale diversa da quella che era, ma di grande impatto.
-Pausa Pranzo –
- Anfiteatro Flavio
È il più grande dei due anfiteatri romani esistenti a Pozzuoli, il terzo il Italia per grandezza. Alcuni testi antichi riportano che la costruzione avvenne sotto Vespasiano e che fu inaugurato da Tito. Gli architetti furono probabilmente gli stessi che progettarono il Colosseo a Roma. Ha tre ordini di arcate, coronato da un attico ornato da statue e circondato da un portico ellittico con pavimento in lastroni di travertino. Durante le persecuzioni di Diocleziano, nell’aprile 305 d.C. i martiri Gennaro, Festo, Desiderio e Sossio vennero condannati ad essere sbranati nell’Anfiteatro. Secondo la tradizione il supplizio fu mutato perché le fiere si inginocchiarono al cospetto dei quattro condannati, dopo una benedizione fatta da Gennaro. Furono poi decapitati nei pressi della Solfatara insieme ai puteolani Procolo, Eutiche e Aucuzio. Oggi ha i sotterranei meglio conservati, visitabili nelle giornate di sole.
Durata: 1 giorno
Partenza ore: 09:00
Rientro: 18:00